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QUALE GRUPPO?
La Rivista rinuncia a definirlo in maniera univoca.
Anche questa è una scelta di campo.
Non vogliamo assumerlo come dato fattuale scontato e
non vogliamo reificarlo e “deificarlo”.
Vorremmo dialogarlo, attraversarlo, soggettivarlo, contestualizzarlo.
Vogliamo “prendere sul serio” la sua complessità.
E usare questo spazio per esplicitare e confrontare
i quadri teorici e metodologici che guidano i nostri
interventi, le nostre ricerche, le nostre comunicazioni
sul gruppo
- GRUPPO inteso come spazio mentale e relazionale.
- GRUPPO come luogo situato e intersoggettivo
della costruzione e dello sviluppo delle identità
e dei significati, entro lo spazio simbolico delle
comunità.
- GRUPPO come strumento di intervento nell’ambito
della psicoterapia, della formazione, della consulenza
organizzativa.
- GRUPPO come laboratorio di ricerca.
- GRUPPO come vertice di lettura che ammette contrasti,
che tiene insieme il nodo e la rete, la parte e il
tutto, l’individuo e il sociale.
- GRUPPO come vertice epistemologico che rinuncia
alle dicotomie, alle definizioni chiuse e immodificabili,
ai codici saturi e impensabili.
- GRUPPO del quale tutto si può dire tranne
che possa essere “neutrale” rispetto ai
modelli, ai contesti, agli obiettivi, alle esperienze,
alle trame dei rapporti in cui viene usato.
- GRUPPO come testo aperto, da costruire, da esplorare,
da significare...
GRUPPO – allora – anche come pre-testo
per esplicitare i criteri che orientano il modo di accostarsi
alla professione psicologica e ai suoi oggetti; gruppo
come pre-testo attorno a cui avviare una riflessione
sui nostri modi di procedere per conoscere o trasformare
le realtà; gruppo, ancora, come pre-testo per
dibattere a più voci sui rapporti tra la psicologia
e i contesti di intervento in cui va ad operare.
Non solo il gruppo psicoterapeutico dunque e non solo
il gruppo gruppoanalitico. La Rivista sollecita i contributi
di psicologi di altri indirizzi e di esperti di altre
discipline, propone di attraversare le appartenenze
di Scuola e le compartimentazioni disciplinari, per
adottare uno spazio di attenzione gruppale provando
a coniugare ed a fare incontrare gruppi.
Un modo – ci pare – per contribuire al recupero
e allo sviluppo di una cultura in cui siano pensabili
le differenze e possibili gli scambi.
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